mercoledì 15 giugno 2016

Lucia Guidorizzi recensisce "Or-dite!Trame d'arte contro la violenza sulle donne"

San Paolo e le zie

“ Non concedo a nessuna donna di insegnare né di dettare legge all’uomo; piuttosto, se ne stia in atteggiamento tranquillo.” San Paolo, Epistola a Timoteo

“ Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.” San Paolo, Epistola ai Colossesi

“E infatti, non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.” San Paolo, Epistola ai Corinzi

L’anima alle donne venne concessa solo nel 585 D.C.  da Gregorio di Tours durante il Concilio di Macon. Prima, queste si potevano tranquillamente e legittimamente vendere, uccidere, affittare.
 In Italia solo nel 1946 viene concesso loro il diritto di voto e solo nel 1981 vengono abrogati  il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.

Oggi lo stillicidio continuo di morti e violenze nei confronti delle donne rivela però che c’è ancora molta strada da compiere.

E questa strada bisogna compierla uniti, uomini e donne insieme lucidamente consapevoli degli aspetti striscianti e meno evidenti di questa tragedia collettiva.

Ogni volta che una donna fa un passo per scrollarsi di dosso il giogo di una realtà in cui non si riconosce, in cui si sente umiliata e offesa, sente dentro di lei una vocina, magari quella di una vecchia zia che le dice “Porta pazienza, sopporta, il tuo uomo non è peggiore di tanti altri, se ti ha mancato di rispetto ciò è accaduto solo perché era stanco, nervoso, c’è di peggio a questo mondo.” E allora la donna stringe i denti, chiude gli occhi e tira dritta, per amore del quieto vivere, ma qualcosa si spegne per sempre in lei.

La bellissima antologia curata da Serena Piccoli, “Or-dite! Trame d’Arte contro la violenza sulle donne” raccoglie testi in poesia, in prosa e teatrali che investigano sugli strappi e sulle lacerazioni del vivere, sull’omertà che si crea intorno a queste ferite, sulla “banalità del male” che porta tante donne ad essere quotidianamente uccise da uomini che le considerano “cose” da distruggere qualora non corrispondano alle aspettative richieste.


Serena Piccoli, insieme ad amiche ed amici accomunati dalla passione per la scrittura,  disseziona gli stereotipi e i condizionamenti della società, della famiglia e delle relazioni, che concorrono e creare i presupposti di questa violenza quotidiana.

Nel monologo teatrale“Non ne usciamo vive” Serena dice:

“Il mio parroco mi diceva che noi donne siamo nate da una costola di Adamo, siamo subalterne per natura biologica e religiosa.
Mia nonna mi diceva: ama l’uomo tuo coi vizi suoi. Sii fedele sempre, a prescindere da come ti tratta.
Mio nonno mi diceva che la donna è stata creata per accudire marito, casa, figli, non occorre che lavori.
Mia madre mi diceva che la donna è più brava ad accudire i figli perché più sensibile, materna e calorosa.
Mio padre mi diceva che era grave che non sapessi cucinare, come avrei fatto durante il matrimonio?
Il mio primo ragazzo mi diceva che dovevo fare la donna vera. Non sapevo ci fosse una donna vera e una falsa.
La mia amica mi diceva che noi donne istighiamo violenza negli uomini.”
In questo testo, l’autrice riesce a cogliere con sguardo acuto tutte le modalità per cui donne si diventa al punto tale da doverne morire.
Quando una donna rinuncia a se stessa, per compiacere un uomo per cui lei non sarà mai abbastanza, si sentirà sempre e comunque inadeguata, nonostante tutte le storture dell’anima che si autoinfligge per accontentarlo. Annientandosi in nome dell’amato, diviene simile alle dame dai piedi di giglio dell’antica Cina, storpia e debole, incapace di reggersi sulle proprie gambe.
A volte, per assecondare la vocina della zia che le consiglia di essere una buona compagna accondiscendente, si nasconde dietro ad un paio di occhiali da sole, per non far vedere che ha pianto e va a fare la spesa come se niente fosse, mentre continua a bruciare in un quotidiano inferno, e nessuno si accorge di nulla.
L’infelicità di questa donna destinata a soccombere la racconta Francesco Sassetto, con uno sguardo sgomento e disincantato sulla tragedia di un’ennesima donna uccisa, nella sua poesia “Stefania”
“Poi sul giornale, a pagina piena, la meraviglia,

il dolore di amici e parenti, le testimonianze,

le dichiarazioni, il pianto unanime dopo il massacro
 senza alcuna ragione.

Senza spiegazione.

Due foto a colori, le foto del prima e del dopo e
 un poliziotto che stende il verbale, le stesse parole.
Non l’avevi davvero capito, Stefania,
 il suo grande amore.”
Ma il dolore cresce, si amplifica e macchia il senso del proprio valore di persona, di soggetto vivo ed in grado di agire nel mondo come scrive Simonetta Sambiase in “Paronomasia”
Questo dolore mi ustiona

mi abusa mi profana

e si amplifica allo sgocciolare da ogni invasione
 dentro

fuori

nel corpo
Questa dissoluzione del corpo, del Sé corporeo, è prodotta dalla violenza e dalla mancanza di rispetto per il femminile, che produce nella donna atteggiamenti improntati ad una profonda insicurezza e disistima che sfocia in comportamenti autolesionistici come ci racconta una poesia di Clery Celeste che segue
Si aspetta lo spazio libero della serratura,
 quando la casa è lenzuola pulite

il vuoto e la pace senza il pesonei suoi confronti

e l’affanno delle colpe, cercare

i miei resti sotto al letto.

Su ogni cosa con cui mi hai colpito
 rimango e poco a poco mi disgrego.
L’alterità irriducibile della donna quindi diviene contrassegno delle persecuzioni che durano da millenni. Eppure, Giorgia Monti auspica nella poesia che segue un nuovo mondo in cui non ci si debba sottomettere, non essere dominati, ma neppure dominare.
Nella pienezza del giorno nuovo
s'infrangeranno le parole
servite a niente

e saranno specchi

per la memoria.

Il mio amico qui

si è appena spolpato

l'ultima fetta di sarcasmo.

Con le mie ho già cucito il sacco
 per le tue budella.
Questa antologia, affronta molti temi e problemi con i quali la maggior parte delle persone evita di confrontarsi  poiché incarnano scomode verità. Pertanto non si può che essere profondamente grati a Serena Piccoli per essersi fatta carico di questa coraggiosa dissezione dei meandri più oscuri dell’anima umana, spesso avvolti nella reticenza.
Solo la parola può sfondare lo spesso muro dell’indifferenza e ricamare nuovi mondi liberi.

 Lucia Guidorizzi
Lucia Guidorizzi declama sue poesie al Bologna in Lettere 2016


Ringrazio Lucia (amica e poeta) per questa recensione dove ogni paragrafo è un fendente alla cultura sessista patriarcale. 



Altre splendide recensioni a Or-dite! le trovate qui (grazie a Lucianna Argentino e Cristina Bove):
http://bit.ly/21ln6Ov

E un mio intervento qui http://bit.ly/1Q9bKgO 
Il libro lo potete richiedere a exosphere@virgilio.it, costa 7 euro e ve lo spediscono a casa. E' edito dall'Associazione Exosphere di Reggio Emilia, associazione creata da 3 grandi donne e scrittrici: Simonetta Sambiase, Gabriella Gianfelici e Federica Galetto. Le loro attività sono tutte a favore delle donne, dell'uguaglianza, della pace, contro qualsiasi odio e intolleranza. Comprare il libro è anche un modo per sostenere le loro nobili iniziative. 
Di violenza sulle donne bisogna parlare parlare parlare e ancora parlare. 

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